Allarme data protection, i nostri dati svenduti sul dark web

Benvenuti nel mercato dei dati personali. Si trova sul dark web, il lato oscuro di Internet, poco accessibile e raggiungibile solo attraverso software specifici.

In questa parte sommersa della Rete non si svolgono solo attività illegali, ma alcune certamente lo sono. È qui che vengono venduti i dati personali degli utenti; a volte, sono oggetto di furto, altre sono stati messi online dai diretti interessati per errore o ingenuità.

Secondo una ricerca portata avanti da Kaspersky, società leader nella sicurezza digitale, chi compra questi dati li paga spesso pochi centesimi. Per meno di un euro si possono avere nomi, date di nascita, documenti di identità e codici fiscali.

Ci sono poi oggetti meno economici, come ad esempio una foto in cui sia visibile sia il volto di una persona, sia il suo documento, che può arrivare a costare anche 50 euro. Per gli estremi di un conto si va dai 40 euro circa ai 418. Fino a 25 euro, invece, è il prezzo dei dati contenuti sulla cartella clinica di un paziente. Un vero e proprio tariffario criminale.

L’interesse per questi dati è nel fatto che possono fruttare molto a chi vuole utilizzarli. Per esempio, vengono reimpiegati per truffe, pishing, furti di denaro. Ma lo scopo non è unicamente quello della frode informatica: i dati servono anche per il cosiddetto doxing, cioè per mettere in ridicolo qualcuno attraverso una condivisione di informazioni riservate.

Il doxing, in pratica, è una volontà di ferire qualcuno. Kaspersky lancia l’allarme su questa pratica, che rischia di diventare molto pericolosa, specie quando chi vuole metterla in atto è disposto anche a violare l’account del proprio bersaglio, hackerandolo. Operazione che si può eseguire sempre nell’ambito del dark web.

 

Fonte: Laleggepertutti