Google viola le promesse sulla privacy di Apple, consegnando i dati degli iPhone all’FBI

Secondo un’indagine condotta dal New York Times, avere un iPhone non impedisce a Google di consegnare i dati degli utenti alla polizia. Al contrario, Apple si è sempre rivelata più attenta alla privacy rispetto all’azienda concorrente, arrivando persino ad opporsi all’FBI su un caso che, secondo quanto riferito, avrebbe costituito un “pericoloso precedente” per la privacy degli utenti.

Un’indagine del New York Times sul modo in cui Google fornisce alle forze dell’ordine i dati del telefono ha rivelato un dettaglio cruciale: avere un iPhone non impedisce a Google di consegnare i tuoi dati.
L’indagine approfondita del Times ha rivelato molti dettagli su come Google utilizza il suo database interno – chiamato Sensorvault – per cooperare con le forze dell’ordine.
Utilizzando il database, Google è in grado di fornire alla polizia i dati dei telefoni di un determinato orario e luogo. Inviando i mandati “geofence”, la polizia è in grado di controllare quali telefoni erano nelle immediate vicinanze di un crimine. Secondo quanto riportato da un dipendente di Google, una volta l’azienda ha ricevuto ben 180 di queste richieste in una settimana.

I dati legati a ciascun telefono sono inizialmente anonimi, poi, una volta che la polizia ha ristretto il numero di dispositivi sospetti, Google fornisce loro i nomi delle persone a cui ogni dispositivo è associato.
La tecnologia è stata elogiata come strumento utile per le forze dell’ordine, ma l’articolo del Times mette in dubbio l’ampiezza dei suoi poteri, specialmente se si parla  di dati di persone innocenti.
L’ex dipendente di Google Brian McClendon, che ha supervisionato Google Maps fino al 2015, ha riferito al Times che il metodo gli sembrava “una spedizione di pesca”.

Gli iPhone sono reperibili nel database di Google
Un analista dell’intelligence, che ha esaminato personalmente i dati di centinaia di telefoni, ha detto al Times che le forze dell’ordine non hanno esaminato solo le informazioni degli utenti Android e ha rivelato che i dati  della “la maggior parte dei dispositivi Android” e di “alcuni iPhone” erano stati dati resi disponibili da Google.

Gli investigatori hanno detto al Times che non avevano inviato i mandati a nessuna altra società oltre a Google, e Apple ha detto che non aveva la possibilità di eseguire lo stesso tipo di ricerche.

Dall’articolo del Times non emerge chiaramente come Google sia stato in grado di fornire alle forze dell’ordine i dati degli utenti iPhone, anche se sembra possibile che sia stato in grado di farlo attraverso i servizi Google installati, come Google Maps.
Apple non era immediatamente disponibile per commenti quando è stata contattata da Business Insider.

Apple ha una storia di scontri con le forze dell’ordine.
Apple si è notoriamente rifiutata di aiutare l’FBI a irrompere nel telefono di Syed Rizwan Farook, autore della sparatoria di San Bernardino del 2015, che ha causato 14 morti. Farook è stato ucciso dalla polizia.

Il CEO di Apple Tim Cook ha pubblicato una lettera aperta nel 2016, dicendo che la richiesta dell’FBI ad Apple di costruire una nuova versione del suo software operativo iOS per entrare nel telefono di Farook non solo avrebbe creato una debolezza sfruttabile dagli hacker, ma avrebbe  anche causato un “precedente pericoloso” per la privacy.

“Il governo potrebbe estendere questa violazione della privacy e chiedere che Apple crei un software di sorveglianza per intercettare i vostri messaggi, accedere alle vostre cartelle cliniche o dati finanziari, tracciare la vostra posizione, o anche accedere al microfono o alla telecamera del vostro telefono a vostra insaputa”, ha scritto Cook.
La privacy rimane un importante punto di marketing per Apple,  ostentato a spese di Google. Al CES di quest’anno, Apple si è presa gioco di Google con un enorme poster che recitava: “Quello che succede sul vostro iPhone, rimane sul vostro iPhone”. Il mese scorso, l’azienda ha pubblicato un annuncio video con il tagline: “Se la privacy è importante nella tua vita, dovrebbe essere importante per il telefono nel quale è custodita la tua vita”.

La cooperazione di Google con le forze dell’ordine non è cieca. Richiede un mandato, e i funzionari hanno detto al Times che Google ha respinto le ricerche considerate eccessivamente ampie.
“Proteggiamo fortemente la privacy dei nostri utenti, sostenendo al contempo l’importante lavoro di applicazione della legge”, ha detto Richard Salgado, direttore delle forze dell’ordine e della sicurezza delle informazioni di Google, in una dichiarazione inviata a Business Insider.
“Abbiamo creato un nuovo sistema per queste richieste specifiche, progettato per onorare i nostri obblighi legali, riducendo al contempo l’ambito dei dati divulgati e producendo solo informazioni che identificano utenti specifici, dove richiesto dalla legge”.

Allo stesso modo, Apple non sempre rifiuta le richieste delle forze dell’ordine per i dati degli utenti. “Quando l’FBI ha richiesto i dati in nostro possesso, noi li abbiamo forniti”, ha scritto Cook nella sua lettera del 2016.

Fonte: businessinsider.com | di Isobel Asher Hamilton