Facebook nel mirino: ‘dati personali di minori venduti alle società di alcol e tabacco’

Questa volta i guai per Facebook arrivano dall’emisfero australe e riguardano sempre il trattamento dei dati degli utenti del popolare social. L’accusa stavolta, però, è tanto pesante quanto inquietante. Secondo gli attivisti australiani di Reset (un’associazione mondiale di contrasto delle minacce digitali alla democrazia), la creatura di Mark Zuckerberg sembrerebbe adottare politiche scorrette in tema di trattamento dei dati, arrivando addirittura a usare le informazioni di navigazione degli adolescenti non solo all’interno del recinto della famosa piattaforma, ma anche al di fuori di essa, con grave pregiudizio per i fanciulli.

Dati personali di minori venduti alle società di alcol e tabacco: Facebook nuovamente nel mirino

“Abbiamo accertato che non vi è differenza nella maniera in cui sono trattati i dati di adolescenti”, si legge nel rapporto a firma del direttore esecutivo di Reset Australia, Chris Cooper. “Questo permette agli inserzionisti di comprare accesso a quei profili e di prendere di mira i giovanissimi attorno a interessi molto discutibili, come gioco d’azzardo, fumo e alcool, e anche di registrare lo status in siti di appuntamenti. È scioccante e preoccupante”, ha aggiunto Cooper.

Secondo l’analisi degli esperti australiani, Facebook avrebbe raccolto le informazioni sui comportamenti online degli adolescenti, adottando anche un “pedinamento” digitale, seguendo le tracce dei giovanissimi non solo all’interno del social network ma anche fuori. Infatti, il j’accuse di Reset punta il dito proprio sullo spionaggio informatico adottato da Facebook ai danni dei ragazzi che, stando alle accuse mosse, verrebbero costantemente monitorati mentre navigano in Internet, con il risultato di raccogliere molte informazioni sulle loro abitudini, usi e preferenze online.

Tutte queste informazioni, successivamente, verrebbero vendute a terzi e usate per creare pubblicità personalizzate sui social, a partire dallo stesso Facebook.

“I profili personali sono quindi resi facilmente accessibili agli inserzionisti della piattaforma di Facebook. E il nostro esperimento ha dimostrato che Facebook approva pubblicità da cui gli adolescenti dovrebbero essere protetti” ha continuato Cooper. Da qui la richiesta di Reset al governo di Canberra di adottare misure per prevenire il mercimonio di dati appartenenti ai minori, sull’esempio di quanto già realizzato da Gran Bretagna e Irlanda. (Per approfondimenti, vedasi anche la Circolare 5-2020 “Minori e tutela della privacy con il Gdpr” emanata da Federprivacy).

(Fonte: Lab Parlamento)