App, necessaria più trasparenza ed utilizzo consapevole

Informare compiutamente l’utente-consumatore non solo circa gli usi dei dati personali ceduti ma anche sulla necessità di tale cessione relativamente al corretto funzionamento del servizio offerto. È questo uno dei principi su cui si fondano le linee guida e le raccomandazioni di policy contenute nella «Indagine conoscitiva sui big data», realizzata da Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Autorità garante della concorrenza e del mercato e Garante per la protezione dei dati personali.

Secondo le tre autorità, occorre ridurre le asimmetrie informative che spesso sussistono tra utenti e operatori digitali nella fase di raccolta dei dati, nonché tra le grandi piattaforme digitali e gli altri operatori che di tali piattaforme si avvalgono.

Il caso delle app. Attualmente si registra, nel caso delle app, una relazione inversa tra prezzo di acquisto delle app stesse e permessi richiesti all’utente. In tali casi, rilevano gli esperti nell’indagine, appare indispensabile che il consumatore, nelle decisioni di acquisto del servizio e di cessione del dato, abbia la piena consapevolezza della relazione tra permessi necessari al funzionamento dell’app stessa e permessi ulteriori richiesti a seguito di cessione del dato.

Sia l’applicazione della normativa sulla protezione dei dati personali che la strumentazione propria della tutela del consumatore sono in grado di proporre un contributo importante per la riduzione di tale asimmetria informativa, garantendo che gli utenti ricevano un’adeguata, puntuale e immediata informazione circa le finalità della raccolta e dell’utilizzo dei loro dati e siano posti nella condizione di esercitare consapevolmente ed effettivamente le proprie scelte di consumo.

In tale prospettiva, appaiono opportune misure volte a rendere maggiormente consapevoli i consumatori nel momento in cui forniscono il consenso al trattamento dei loro dati personali.

Appare, inoltre, ineludibile che si proceda a una progressiva riduzione delle asimmetrie informative tra le grandi piattaforme digitali e gli altri operatori che si avvalgono di tali piattaforme, aumentando la trasparenza dei criteri con i quali i dati vengono analizzati ed elaborati, per esempio nella definizione del ranking relativo al posizionamento e alla visibilità sulla piattaforma, e favorendo l’ingresso di nuovi intermediari dei dati che, su mandato degli utenti e nel rispetto della normativa a tutela della privacy, possano interfacciarsi con le grandi piattaforme globali con un accresciuto potere negoziale in merito alla contrattazione sul valore del dato e sul suo impiego commerciale.

In ogni caso, nell’indagine si evidenzia la necessità che le autorità di controllo siano messe in condizione di dotarsi di adeguati profili professionali, ossia i data scientist, per garantire l’adempimento dei propri compiti istituzionali.

Le altre raccomandazioni. Negli ultimi anni i dati hanno assunto importanza sempre crescente nell’organizzazione delle attività di produzione e di scambio: oggi sono considerati una risorsa economica a tutti gli effetti, probabilmente la risorsa più importante in molti settori.

Il report contiene, quindi, ulteriori indicazioni circa linee guida e raccomandazioni di policy da seguire. Le tre autorità invitano governo e parlamento a interrogarsi sulla necessità di promuovere un appropriato quadro normativo che affronti la questione della piena ed effettiva trasparenza nell’uso delle informazioni personali. Dall’indagine emerge la necessità di rafforzare la cooperazione internazionale sul disegno di policy per il governo dei big data. In tal senso, appare di fondamentale importanza promuovere una policy unica e trasparente circa l’estrazione, l’accessibilità e l’utilizzo dei dati al fine della determinazione di politiche pubbliche a vantaggio di imprese e cittadini, basandosi su un coordinamento tra tale policy e le strategie europee già esistenti per la costituzione di un mercato unico digitale.

E ancora, le autorità sottolineano che prima delle operazioni di trattamento dei dati bisogna identificare la loro natura e proprietà e valutare la possibilità d’identificazione della persona a partire da dati «anonimizzati».

Altre indicazioni riguardano l’opportunità di introdurre nuovi strumenti per la promozione del pluralismo online, la trasparenza nella selezione dei contenuti nonché la consapevolezza degli utenti circa i contenuti e le informazioni ricevute online.

E ancora, è altrettanto importante perseguire l’obiettivo di tutela del benessere del consumatore con l’ausilio degli strumenti propri del diritto antitrust, estendendoli anche alla valutazione di obiettivi relativi alla qualità dei servizi, all’innovazione ed all’equità, riformare il controllo delle operazioni di concentrazioni al fine di aumentare l’efficacia dell’intervento delle autorità di concorrenza, agevolare la portabilità e la mobilità di dati tra diverse piattaforme, tramite l’adozione di standard aperti e interoperabili. Infine, rafforzare i poteri di acquisizione delle informazioni da parte di Agcm e Agcom al di fuori dei procedimenti istruttori con contestuale aumento del massimo edittale per le sanzioni al fine di garantire un efficace effetto deterrente delle norme a tutela del consumatore.

Fonte: Italia Oggi Sette del 17 febbraio 2020